Cari amici amatoriali, ben tornati su queste pagine. Mettetevi seduti comodi perché questa la vedo lunga. Se qualcuno di voi è troppo suscettibile è meglio che chiuda e torni a fare qualcos’altro. Non è pane per le persone troppo serie.

Siamo qui a narrare di sabato 15 novembre 2008, incontro di calcio tra l’Amatori Cagliari, in cerca di una propria identità calcistica e la forte compagine Hotel Baia di NoraAppuntamento alle 14.00 al campo in sintetico “TerraMaini”.

Anche oggi siamo numerosi e vogliosi di metterci in calzoncini corti, per correre (o, almeno, tentare di farlo) dietro ad una sfera di cuoio.

Nello spogliatoio (Voto 9), il solito caos. Urla, grida, risate e chi più ne ha più ne metta. Il Mister tenta, disperatamente, di distribuire le maglie, ma l’attenzione dei ragazzi è prossima allo zero. 

Nel frattempo mi si avvicina Giuseppe Angioni che, con aria tra il piccato e il meravigliato mi dice: “Caro Bruno, questa settimana non sei stato tenero con mio fratello…”. Rimango meravigliato perché non capisco a cosa si riferisca e chiedo lumi. “Nel commento della scorsa settimana, partita contro la Sint, sei andato giù duro con Flipper”. A quel punto mi è tutto chiaro. Il povero Flipper è stato, una volta tanto, tirato dentro i miei resoconti fantozziani.

Ho cercato di spiegare, al caro fratello, che far conoscere ciò che Flipper dice in campo non sia un peccato. Anzi, serve a far capire la grinta e la voglia che un atleta tenta di metterci ogni volta si gioca una partita di calcio. Naturalmente il tutto è fatto esasperando il comportamento del ragazzo, per (tentare) di far sorridere il lettore. Se la cosa non è piaciuta, non so cosa dire. Non credo di aver mancato di rispetto. Vorrà dire che farò più attenzione con certe persone particolarmente sensibili.

Chiarito il piccolo quiproquo, osservo Pillincone che, in un angolo dello stanzone, controlla i valori che gli sono stati lasciati in custodia. E’ in quel preciso momento che lo becco mentre scruta con attenzione la cassa inferiore di un orologio. Con sguardo disgustato dice: “Ragazzi, la vogliamo smettere di venire a giocare con le patacche? Ma cosa vi credete? Che invece di essere il custode di valori io sia il custode di rifiuti? A voler essere generosi, dentro la borsa, fra tutti voi, non si riesce a raggiungere i 27 euri di valore di totale. Ma mi volete far custodire questo ciarpame? E’ roba di pessima qualità. Certe incombenze lasciatele ad altri. Non a me!”.

A quel punto il Mister impone il silenzio e dalla sua borsa magica comincia, ordinatamente, a tirare fuori tutta una serie di oggetti di dubbia provenienza.

Nell’ordine: un corno napoletano rosso, di circa 15 centimetri di altezza e mezzo chilo di peso – un  volumetto in cuoio di pelle nera, recante la dicitura in oro “Il Calcio. Corso Scuola Radio Elettra. Torino” – Lavagnetta magnetica e relativi omini magnetici da disporre sulla stessa – Il profumo “Acqua di Joe” di Giorgio Armani e un pettine.

Lo guardiamo tutti piuttosto perplessi. Non sappiamo cosa aspettarci. Ma Mister Leo rompe gli indugi e, con voce ferma e decisa, ci erudisce sui suoi piani di battaglia.

“Allora, cari ragazzi, oggi si fa sul serio. I Drughi sono un’ottima squadra ma noi sappiamo che, se seguirete le mie istruzioni, non avranno scampo. Ultimamente mi è venuto il dubbio che più di qualcuno di voi, quando parlo di tattica per imbrigliare gli avversari e vincere a mani basse, sia con la testa chissà dove. Allora oggi vi ho portato degli oggetti che, una volta fissati visivamente nella vostra testolina vuota, vi faranno ricordare quali siano i vostri compiti.

Per cortesia, fate silenzio e ascoltate”. A quel punto scende un silenzio tombale. Nessuno fiata. Anche perché ci siamo contati e anche questa volta 3 elementi andranno ad accomodarsi comodamente in panca. Il Mister, ottenuta l’attenzione, riprende: “Come potete vedere, abbiamo qui uno splendido cornetto napoletano dalle misure non proprio minuscole e ben visibile. Questo oggetto verrà, dal sottoscritto, attaccato alla panchina con un duplice scopo. Da una parte i nostri avversari penseranno di avere a che fare con una banda di smidollati creduloni che credono di superare gli avversari usando l’aiuto della fortuna e del culo. In questo modo ci sottovaluteranno e noi potremo giocare in scioltezza. Ci affronteranno con sufficienza e noi, con guizzi e accerchiamenti, li coglieremo impreparati. Il secondo scopo è quello che se arriva anche un po’ di culo, nelle nostre giocate, la cosa non mi infastidisce. Anzi!”. Vedo qualcuno che strabuzza gli occhi e sembra non credere a queste parole, ma si guarda bene dal fare commenti allo scopo di non essere bollato come “Tribunafissa”.

Il Mister, senza pause, continua “…in questo meraviglioso Volumetto nero, di vero cuoio, è racchiuso tutto lo scibile del calcio moderno. L’ho comprato, per corrispondenza e alla modica cifra di 3.200,00 euri, alla Scuola Radio Elettra di Torino. Dopo un attento studio, ritengo sia decisamente più aggiornato e attendibile del vecchio libro di Mazzone che quel lecchino di Bruno, credendo di avere in cambio il posto assicurato, mi ha avventatamente regalato tre anni fà!! Ormai ha fatto il suo tempo. Bisogna aggiornarsi. Infatti, aprendo al Capitolo XXXIV, para 4.1.2, sottopara 3.2.1 è scritto chiaramente: CHI ARRIVA PRIMA SUL PALLONE E LO GOVERNA, E’ QUELLO CHE COMANDA. SE IL PALLONE E’ IN TUO POSSESSO GLI AVVERSARI NON POSSONO SEGNARE. SE PROLUNGHI IL POSSESSO DEL PALLONE, MENO POSSIBILITA’ AVRANNO I TUOI AVVERSARI DI SEGNARE GOAL.

E’ tutto chiaro? Non voglio aggiungere altro perché sò che avete capito”. E’ a quel punto che Fabrizio, vicino a mè, mi sussurra: “Eh sì. Facile a dirsi. Il difficile è arrivare primi sul pallone.” Gli dico subito di stare zitto, altrimenti rischia di passare il resto del campionato a riverniciare tutte le panchine dei campi sportivi amatoriali di Cagliari e dintorni. Il Mister, nel frattempo, imperterrito riprende: “Ed eccoci giunti alla lavagnetta. Il portiere lo mettiamo in porta, il terzino destro qui, in difesa sulla destra, il terzino sinistro qui invece, in difesa sulla sinistra. Attenzione ora. I due centrali li posizioniamo al centro in difesa, tra i due terzini. Passiamo ora a centrocampo. La mezzala destra nel centrocampo a destra, la mezzala sinistra nel centrocampo a sinistra, il mediano davanti alla difesa, il regista nel centro di centrocampo. Le due punte una centrale e l’altra a girare intorno… Tutto chiaro ??” E’ a quel punto che Troddione avventatamente chiede: “Ma non c’era bisogno della lavagnetta per dirci tutto questo…”. Magic Mister prontamente lo zittisce. “Povero fanciullo inesperto. Apri bocca per dargli fiato. Qualche volta fai incontrare gli unici due neuroni che ti sono rimasti in testa.  Nell’ultimo stage che ho avuto con altri allenatori, a San Siro, ho avuto il piacere di conoscere  Mister Mourinho.

Abbiamo parlato di calcio e delle tattiche che siamo solito usare per piegare gli avversari. Poiché gli ho fornito preziosi consigli su come gestire i numerosi atleti che devono accomodarsi in panchina, ha pensato bene, con gesto cortese e gentile, di farmi dono della sua preziosa lavagnetta metallica, che lo accompagna dai tempi del Benfica, Porto e Chelsea”. Davanti a tanta faccia di bronzo rimaniamo tutti senza parole. Allibiti. Inebetiti. C’è qualcuno che si siede per non accasciarsi in terra svenuto. Il Mister riprende imperterrito: “Bene. A questo punto vi ho detto tutto. Siete pronti. Andate, guardate e vincete. La gloria sarà nostra”. Duracell, che evidentemente non sa stare zitto, gli chiede: “Scusi Mister, ma la boccia di profumo e il pettine a che serve ??” Il Mister, con sguardo suadente e provocante sussurra: “…ma ragazzi ! Non sapete che oggi c’è la TV?  C’è SARDEGNA 1 con telecamera e microfono. Non sapete che oggi c’è una graziosa e bella fanciulla che ci intervista? Non voglio lasciare nulla al caso. Questo inebriante profumo e questa spazzola, CHE SOLO IO USERO’, permetterà di farvi fare, finalmente, una bella figura. Chi vedrà il programma, lunedì sera, potrà dire che il vostro condottiero era un Signore di nobile aspetto. Avanti, andiamo alla pugna. E’ giunta l’ora”.

Capisco il caro lettore che è rimasto senza parole davanti a tanto ardore ma, se dopo 6 giornate di Campionato siamo già impelagati in zona retrocessione, qualche motivo ci sarà. Per la cronaca, naturalmente, una volta usciti dagli spogliatoi, il Cameraman e la bella fanciulla si dannavano l’anima ad intervistare ora questo ora quello. Sembra che abbiano intervistato anche il custode del campo e sia stata addirittura ripresa un ape mentre prelevava il polline da un fiore. Noi siamo stati ignorati come appestati. Nulla di nulla. Neanche uno sguardo. E’ stato visto Lu Gattu aggirarsi in mille modi intorno alla telecamera, nella speranza di rubare un immagine e apparire almeno per pochi secondi ma il risultato di tanta fatica non è dato sapere.

La partita finalmente ha inizio. Breve cronaca. Primo tempo in cui la nostra squadra riesce a controllare abbastanza bene gli avversari. Squadra corta e buoni movimenti, sembra il proseguo della partita giocata contro la Sint. Al solito, non si sfruttano un paio di occasioni che avrebbero potuto darci il vantaggio. La loro squadra è abbastanza rocciosa. La loro punta, davanti, fa reparto da solo. Movimento continuo, svariando ora a destra, ora a sinistra. Rapido e veloce sfugge ai rispettivi marcatori in due-tre occasioni. In una di queste si scontra con Angioni che lo aggancia in area. L’arbitro fischia il rigore e il primo tempo finisce uno a zero con un tiro e mezzo nello specchio della porta da parte degli avversari, in tutto il primo tempo.

Il nostro Mister, nell’intervallo, è chiaro e cristallino: “Bene così. Li stiamo sfiancando. Ora voglio concedere un po’ di riposo a chi ha corso tanto. Fuori Troddio ErFi e Argiolas. Diamo spazio a chi scalpita in panchina”. Applichiamo lo schema ad “Albero di Natale nel mese di Novembre” e gli facciamo un mazzo così. Da ricordare, nell’intervallo, della piacevole visita del mai dimenticato Lello Siddac (gioca dopo di noi. Così, almeno, dice lui…). E’ talmente inserito tra noi che, senza alcun problema, ci fa compagnia per il resto della partita, anche in panchina.

Qualcuno, come lo vede, comincia a fare strani gesti scaramantici. Qualcun altro pensa che ormai non c’è più nulla da fare “Se è arrivato pure lui, facciamo più bella figura se ritiriamo la squadra”.   Che ingrati questi ragazzi ! Ma come ? Date del pindaccio (trad. portasfiga)  al nostro Lello ? Ma non scherziamo.

Alcuni di voi neanche immaginano quale sia la sua purezza d’animo.

Ecco per voi (ma non per tutti) alcune delle frasi che sono riuscito a catturare durante la mia presenza al suo fianco in panchina. Lello – “Leo cosa state facendo?” Leo – “Siamo sotto 1 a 0, su calcio di rigore” Lello – “Beh, vi è andata bene. Pensavo peggio”. Lello . “La mia squadra sta andando bene in Campionato. Voi come siete messi?” Leo – “Dobbiamo ancora imparare a conoscerci. Ci sono degli ingranaggi da oliare”. Lello “Ma quale olio usi? Perché non mi sembra che lubrifichi molto…”.

Lello – “La squadra mi sembra un po’ a corto di fiato. Speriamo che riesca a pareggiare”. (Per info dopo circa 55 secondi i nostri avversari realizzano il 2 a 0).

Secondo tempo. Breve cronaca. Loro mostrano più fondo ed hanno più fiato. Arrivano sistematicamente primi sul pallone. Ripartono velocemente mentre i nostri cominciano ad accusare lo sforzo del primo tempo. La squadra si allunga pericolosamente e su una loro azione, la loro solita punta è libero di ricevere ai limiti dell’area, si gira, aggiusta la palla e schianta un bel tiro alla sinistra del nostro portiere che viene battuto per la seconda volta. Da registrare che la punta avversaria, poco dopo, subisce un rigore grande come il sole ma, forse per cecità o per una irrazionale e inconscia regola di compensazione con il primo rigore già dato, l’arbitro fa finta di nulla, mentre l’avversario recita tutta la lista degli Angeli Cherubini e si becca pure l’ammonizione. A quel punto la nostra squadra si smonta e non riesce a organizzare una reazione degna di questo nome. Nei minuti finali un fortunoso goal di coscia sancisce il risultato finale sul tre a zero. Risultato troppo severo per noi. Negli spogliatoi, come al solito, Hit Parade dei motivi secondo i quali si è subito questa sconfitta. Teorie tutte diverse e le più bizzarre.

C’è chi dice che la sconfitta era inevitabile. I nostri avversari si allenano due volte a settimana. Cosa si pretendeva di più! Qualcuno sostiene che le occasioni sbagliate ad inizio del match sono state quelle che hanno deciso il risultato finale. Un altro dice che la squadra si è allungata troppo, allungando il campo e chi, come noi, era a corto di fiato è andato in apnea. C’è anche chi dice che la presenza della telecamera ha fatto emozionare qualcuno dei nostri che non ha reso secondo quanto avrebbe potuto. Il finale, ma non potrebbe essere altrimenti, è del mitico Lello che ci ha tenuto compagnia anche dentro gli spogliatoi. Dice: “Tranquilli ragazzi. La prossima andrà meglio. Nel frattempo, quand’è che vogliamo fissare per andare a festeggiare un beer-call in qualche cantina tedesca con delle gentili fanciulle che rallegrino la serata? Io, naturalmente, sarò vostro ospite ma mi sacrificherò per farvi da apri-pista con qualche ragazza. Dopo qualche sconfitta, un po’ di allegria ci vuole per cementare il gruppo. Giusto ??” Certo che è giusto caro e sorridente Lello Siddac. CHI HA PAURA E NON OSA, MUORE OGNI GIORNO.

ErFI

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